Chiostro del Monastero di San Lazzaro.

Campanile del Monastero.
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Chiostro del Monastero di San Lazzaro.


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Campanile del Monastero.


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Gli Armeni a Venezia

I primi contatti fra gli Armeni di religione cattolica e i Veneziani risalgono agli albori della città lagunare, nella seconda metà del VI secolo. Sembra che l’armeno Narsete, Esarca bizantino di Ravenna, abbia fatto costruire la chiesa di S. Geminiano a Venezia, mentre ad Isaccio, anch’esso armeno, viene attribuita la costruzione della prima cattedrale di Torcello. Nei secoli successivi i rapporti si intensificarono soprattutto durante il regno Armeno di Cilicia, a sud dell’odierna Turchia, che concesse particolari privilegi ai mercanti veneziani.

Con l’intensificarsi degli scambi commerciali diversi Armeni si stabilirono a Venezia. Dapprincipio la Repubblica concesse loro di vivere presso la grande casa messa a loro disposizione dalla famiglia di Pietro Ziani, allora Doge di Venezia. Nel XV secolo si aggiunse la costruzione della chiesa di Santa Croce, posta in una calle che verrà in seguito chiamata degli Armeni. Si tratta dell’unica chiesa medioevale d’Italia in cui si celebrano ancor oggi funzioni religiose in rito armeno. Alla fine del XVI secolo nell’Isola di San Giorgio Maggiore sorgerà anche un cimitero armeno. Nei secoli successivi i rapporti commerciali tra la Serenissima e gli Armeni andarono incrementandosi, grazie soprattutto ai mercanti armeni residenti in Persia, tra tutti la famiglia Sceriman che si trasferì a Venezia insieme all’ingegnere Surian, ricordato per aver riorganizzato l’Arsenale e le artiglierie durante la battaglia di Lepanto. Nel 1512, tra l’altro, a Venezia vide la luce il primo libro stampato in lingua armena.

Tra il ‘600 e il ‘700 la comunità armena cominciò a scemare fino a quando nel 1715 giunse a Venezia il monaco armeno Mechitar (Manug di Pietro), in fuga dalla persecuzione turca insieme ad alcuni confratelli. La Repubblica accolse il monaco e gli diede il permesso di stabilirsi nell’Isola di San Lazzaro, una piccola isola in stato di abbandono, un tempo rifugio e luogo di cura per i lebbrosi. Padre Mechitar fece dell’isola un rifugio per esuli armeni costituendo la Comunità dei Padri Armeni Mechitaristi, che ripulirono l’isola, dissodarono il terreno per renderlo produttivo e restaurarono gli edifici che vi si trovavano. Fu costruito il nuovo monastero e restaurata la contigua chiesa di S. Lazzaro, la cui prima fondazione si fa risalire al 1180. Nel 1740 il complesso venne completato con la grande biblioteca, che da allora costituì il punto di raccolta per le più importanti opere di cultura armena. Nel 1789 S. Lazzaro si arricchì di una tipografia, ancor oggi apprezzata, che produsse lavori in ben 36 lingue diverse.


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