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L'Isola di San Giorgio Maggiore, insieme alla Giudecca, chiude verso sud l’area urbana di Venezia rispetto alla laguna. Nei tempi più antichi vi si trovavano frutteti e vigneti, un mulino, una salina e una piccola chiesa in legno, fondata nell’VIII secolo. Veniva chiamata anche l’isola dei Cipressi o isola Memmia, dal nome della famiglia del Doge Memmo che la donò nel 982 ai benedettini. Giovanni Morosini, capo dell’ordine, vi fece costruire un monastero, che nel corso dei secoli divenne uno dei più importanti d’Italia, soprattutto per i capolavori d’arte di cui andò arricchendosi. Nel 1800 vi fu anche eletto un pontefice, Pio VII, dato che in seguito alle minacce francesi sul papato, il conclave da Roma fu spostato sull’isola. Durante il periodo napoleonico il monastero fu soppresso (1807) e l’isola divenne un presidio militare, rimanendo tale anche con i governi austriaci e del Regno d’Italia.
Nel 1951 il Governo Italiano concesse l’utilizzo del monastero e delle aree adiacenti alla Fondazione Giorgio Cini, che provvide a un monumentale restauro e all’insediamento di attività culturali, formative e di ricerca. Nel 1954 fu inaugurato il “Teatro Verde”, grande opera che richiama gli antichi anfiteatri classici e i teatri di verzura delle ville venete.
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