Oceanografo del CNR
Si sa che i livelli non crescono in maniera uniforme. Se uno parla di 30/40 cm di innalzamento globale, significa che la media della terra sarà sui 30/40 cm. Potrebbe essere di più o di meno in certe zone. Per es. sappiamo che il Mediterraneo mostra un innalzamento leggermente più lento rispetto ad altre parti del mondo. Purtroppo per noi l’Adriatico mostra all’incirca lo stesso andamento dell’andamento globale cioè dai 30 ai 35 cm di innalzamento nei prossimi 100 anni. Se il livello del mare aumenta di 30 cm, il MOSE dovrà entrare in funzione tante volte. Il numero esatto dipende da vari fattori. Un fattore è la scelta del livello di salvaguardia. Adesso con i nuovi sviluppi, si crede di fissare il livello di salvaguardia a 110 cm. Il numero di quante volte bisogna chiudere dipende anche dalla bontà della previsione. Se decidiamo che chiudere a 110 cm, con un franco di precisione di 10 cm, noi avremmo 180 volte che il MOSE dovrebbe entrare in funzionamento all’anno.
Poiché le maree si concentrano solo in alcuni mesi, in autunno e inizio primavera, le chiusure del MOSE in questi periodi avverrebbero pressoché ogni giorno (Bocca di Lido) con particolare riflesso negativo sullo scalo portuale veneziano (Bocca di Chioggia).
Lo stato italiano, per risolvere il problema delle acque alte in Venezia, ha voluto approvare un progetto di chiusura delle bocche di porto con paratoie mobili e a spinta di galleggiamento oscillante e a scomparsa -da sollevare in occasione delle maree più sostenute- posate e incernierate sul fondo in allineamenti di enormi cassoni di cemento fissi e connessi tra loro, progetto denominato Modulo Sperimentale Elettromeccanico, da cui l’acronimo MOSE. Un progetto che ha sollevato forti perplessità nella comunità locale e non solo e che è stato criticato per le procedure di approvazione seguite, per la soluzione progettuale adottata, per la messa in opera dei cantieri di costruzione nonché per la sua manutenzione e gestione. Un’opera complessiva enorme della quale le paratoie, con le quali l’opera viene usualmente identificata, rappresentano l’elemento invasivo meno rilevante. Un’opera che nel suo pesante impatto ambientale compromette anche delicate aree di pregio, oasi naturalistiche e caratterizzate dalle loro unicità, che ha attirato le critiche della Comunità Europea per l’infrazione e il non rispetto delle normative che regolano la materia. In tale contesto di lungo e vivace dibattito, è emersa una filosofia di intervento diversa dal progetto di recente adottato e in corso di realizzazione, che si ispira sostanzialmente all’idea di separare la logica degli interventi di difesa delle acque alte eccezionali –sono così definite le maree i cui colmi non superano i 140 cm sullo zero mareografico di Punta della Salute- prevedendo così un sistema di chiusura flessibile, parziale per le acque medio alte e totale per le acque alte eccezionali. Queste ultime potranno essere controllate agendo ancora con sbarramenti manovrabili, ma su sezioni sensibilmente più ristrette rispetto a quelle attuali e a quelle proposte dal progetto ora in esecuzione, con una evidente riduzione, tra l’altro, dei costi sia in fase di gestione delle opere (bocca di Lido).
L’ipotesi progettuale degli interventi alle bocche di porto, alternativa al MOSE, consiste in: riduzione della sezione delle bocche di porto, con rialzo parziale dei fondali e inserimento di opere trasversali removibili stagionalmente, prolungamento con strutture a convergere degli attuali moli, diversificazione delle funzioni portuali delle tre bocche di porto con spostamento del terminal cruiser lato mare. Le opere trasversali removibili possono essere costituite da strutture navali già collaudate con una sorta di navi-porta, o con versioni tecnicamente più funzionali, allo scopo con pontoni sommergibili in acciaio dotati di paratoia a gravità e completi di impianto per la propria istallazione e per il funzionamento delle paratoie stesse. Possono essere posizionate nel sito previsto alle bocche di porto stagionalmente cioè solo nei periodi di rischio delle acque alte e rimosse nel periodo estivo per le operazioni di manutenzione eseguite in cantieri navali specializzati. L’attuazione di tali interventi, eseguibili da subito, al fine anche di recuperare opere già in essere, con il minor danno possibile, consentono una forte riduzione dei colmi di marea, in particolare per quanto attiene a quelli medio alti che si verificano con maggiore frequenza in città e anche l’effetto fondamentale di fornire il tempo necessario per perfezionare e sviluppare, in una seconda fase, i metodi di difesa più idonei anche a più vasta scala territoriale conseguente ai cambiamenti climatici a fronte degli scenari eustatici attesi nei prossimi anni.
1800 - 2000 - - rev. 0.1.13