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Il Magistrato alle acque di Venezia è da anni impegnato nella realizzazione degli interventi per la salvaguardia di Venezia che la legislazione speciale ha affidato allo Stato.
Tempi remoti
La storia del Magistrato inizia cinquecento anni fa ed è la storia di un lungo governo delle acque attuato dall’uomo e finalizzato alla tutela della città storica e della sua laguna.
La Serenissima aveva perfettamente inteso che il degrado dell’ambiente lagunare avrebbe potuto compromettere la grandezza di Venezia e per questo, nel 1501, concentra in un unico organismo tutte le competenze in materia di tutela delle acque dolci e salate.
La laguna è un ambiente in continua trasformazione: tende ad essere “inghiottita” dal mare, se prevalgono le forze erosive delle maree e dello onde, oppure a trasformarsi in un lembo di terra, se prevalgono gli apporti di sedimenti che essa riceve dai fiumi e dal mare. Per secoli, la tendenza evolutiva dominante della laguna di Venezia è stata quella del progressivo interrimento. Lo “storico” Magistrato alle Acque ha realizzato imprese grandiose ed essenziali per il processo che ha consentito alla laguna di sopravvivere nei secoli. Basta pensare alla deviazione dei principali fiumi, quali il Brenta, il Sile e il Piave, portati a sfociare fuori dalla laguna; al taglio di Porto Viro, un’opera grandiosa che agli inizi del ’600 deviò verso sud il corso del fiume Po, dando origine all’attuale delta; infine, all’incessante perfezionamento delle tecniche di difesa dei lidi dall’aggressione del mare, culminato nel ’700 con la costruzione dei murazzi.
Tempi recenti
Oggi la laguna si trova in condizioni di fragilità e rischio: per cause naturali e antropiche il livello relativo del suolo nell’ultimo secolo si è abbassato di circa 24 cm rispetto al mare, Venezia e gli abitati lagunari sono esposti alle acque alte con sempre maggiore frequenza e con sempre maggiore intensità, nel contempo altri problemi compromettono l’equilibrio dell’ecosistema, in particolare l'inquinamento delle acque e dei sedimenti e l’erosione delle strutture morfologiche della laguna.
Il capitolo moderno della salvaguardia di Venezia ha avuto inizio dopo la drammatica acqua alta del 4 novembre 1966. Quel giorno Venezia, Chioggia e tutti gli abitati lagunari furono invasi da oltre un metro d’acqua. Dopo quella data un quadro legislativo del tutto eccezionale ha posto la salvaguardia di Venezia come questione di “preminente interesse nazionale”. Gli attori principali della salvaguardia sono lo Stato italiano (salvaguardia fisica e tutela ambientale), la Regione del Veneto (disinquinamento delle acque del bacino scolante), i Comuni di Venezia e Chioggia (manutenzione urbana e sviluppo socioeconomico).
Un vastissimo sistema di opere di salvaguardia
Per rispondere agli obiettivi di competenza dello Stato, il Magistrato alle Acque di Venezia, oggi organo tecnico del Ministero delle Infrastrutture, agisce in base ad un Piano generale degli interventi articolato secondo linee di azione distinte ma in sistemica relazione: difesa dalle acque alte e dalle mareggiate, recupero della morfologia e arresto del degrado lagunare.
Tutti gli interventi sono in stato di avanzata realizzazione. Per porre definitivamente in sicurezza Venezia da tutte le acque alte, comprese quelle eccezionali che possono minacciarne la sopravvivenza e anche a fronte di un futuro innalzamento del livello del mare, è in costruzione, alle tre bocche di porto (i varchi che separano la laguna dal mare), il Sistema MOSE, composto da schiere di paratoie normalmente adagiate in alloggiamenti posti sul fondale che vengono sollevate in caso di alte maree pericolose per separare temporaneamente la laguna dal mare. Per la difesa locale dagli allagamenti più frequenti, sono state rialzate rive e pavimentazioni nei centri storici e negli abitati del litorale; per la difesa dalle mareggiate sono stati rinforzati i litorali tramite la ricostruzione di ampie spiagge e, ove possibile, del cordone di dune retrostante; per il recupero morfologico della laguna sono state attuate opere che contrastano i fenomeni erosivi in atto attraverso un programma di interventi che va dalla ricalibratura dei canali lagunari, al re-impiego dei sedimenti dragati per la costruzione di barene scomparse, alla protezione di quelle esistenti, alla difesa delle isole minori; per migliorare la qualità delle acque e dei sedimenti sono state compiute opere per contrastare la dispersione degli inquinanti dalle discariche che venivano utilizzate in passato, rendere impermeabili le sponde e risanare i fondali dei canali della zona industriale di Porto Marghera.
Questo vastissimo piano di interventi rappresenta oggi uno dei più importanti impegni dello Stato Italiano nell’ambito della tutela dell’ambiente.
Maria Giovanna Piva
1800 - 2000 - fino ad oggi - rev. 0.1.32