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Con la pace di Torino del 1381 che pose fine alla guerra di Chioggia tra Genova e Venezia, quest’ultima pur vincitrice, dovette cedere per trattato la Dalmazia all’Ungheria, ma si consolò con l’annessione di molti altri possedimenti, tra i quali alcuni porti albanesi: Durazzo (1392), Scutari (1396), Alessio e Divastro (1403). Intorno alla metà del XIV secolo furono molti gli Albanesi, per la maggior parte mercanti, che emigrarono a Venezia, a causa dell’instabilità politica che regnava all’epoca nelle terre d’Albania. Venezia, dopo la decimazione di gran parte della sua popolazione dovuta alla peste e alla guerra di Chioggia, accolse in genere con piacere questi nuovi immigrati che utilizzò soprattutto come marinai e mercenari stradioti. Questi ultimi erano combattenti rinomati per la loro audacia, per lo più cavalieri armati alla leggera, veloci ed efficaci nei loro assalti e perciò apprezzati da chi li ingaggiava. Provenivano per la maggior parte dalla penisola greca del Peloponneso, allora chiamato Morea, dove gli Albanesi si erano stabiliti in buon numero. Il valore di questi mercenari, nei decenni e secoli successivi, determinò una sorta di gara tra la Repubblica di Venezia e il Regno di Napoli nell’arruolarli. Mentre però nel regno meridionale i capi albanesi ricevettero col tempo concessioni di terre a cui si collegano in qualche modo le “isole albanofone” ancor oggi esistenti nel sud Italia, in territorio veneto non rimasero importanti insediamenti stabili.
Nel 1388 la Serenissima permise l’arrivo su navi provenienti dalla dalmata Ragusa di altri Albanesi, preferiti per la loro confessione cattolica. Dovevano avere più di dieci anni d’età e pagare sei ducati per attraversare l’Adriatico da Dulcigno, località dell’odierno Montenegro, a Venezia. In alternativa al pagamento dei ducati si impegnavano a lavorare gratuitamente per lo stato veneziano per almeno 4 anni. Ma l’afflusso non riuscì a sopperire al fabbisogno della città e il Senato decise allora di abbassare il prezzo del passaggio in nave a quattro ducati e la durata del lavoro alternativo a due anni.
Nel 1479, un’altra piccola comunità albanese trovò sistemazione presso la cittadina di Gradisca, quando i seicento sopravvissuti (450 uomini e 150 donne) abitanti della città di Scutari, salvatisi da un assedio dei Turchi, si rifugiarono nel territorio della Repubblica veneta.
1300 - 1400 - - rev. 0.1.13