Incendio al Palazzo Ducale, Lodovico Pozzoserrato, Treviso, Museo Civico

Lapidi a ricordo del Doge Pietro II Orseolo.

La festa della Sensa e il matrimonio col mare. Gabriele Bella, Venezia, Pinacoteca Querini Stampalia

La "Promissione" (giuramento) del Doge Jacopo Tiepolo nel 1229, miniatura part. Venezia, Museo Correr.
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Incendio al Palazzo Ducale, Lodovico Pozzoserrato, Treviso, Museo Civico


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La festa della Sensa e il matrimonio col mare. Gabriele Bella, Venezia, Pinacoteca Querini Stampalia


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La "Promissione" (giuramento) del Doge Jacopo Tiepolo nel 1229, miniatura part. Venezia, Museo Correr.


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Ridefinizione del ruolo del Doge

Nei secoli IX e X si aprì una lunga parentesi di assestamento e di revisione delle cariche. Molti malcontenti e alcuni episodi particolarmente drammatici, relativi alla bramosia di potere di alcuni dogi, spinsero a decentrare la gestione della cosa pubblica, vincolando il potere dogale a nuovi organi istituzionali.

In questo periodo fu sedata una rivolta popolare contro il doge durante la quale venne incendiato il Palazzo Ducale e si ribadì la proibizione sull’acquisto e il trasporto degli schiavi.

Nel 991 fu eletto doge Pietro II Orseolo , grande artefice delle vittorie sui pirati Narentani, 18 maggio 999, e sui Saraceni che assediavano la città bizantina di Bari nel 1002-1003. Trionfi che portarono da parte di Pietro II all’assunzione del titolo di “Dux Veneticorum et Dalmaticorum”, con la riacquisizione per le navi veneziane della possibilità di percorrere in pace l’Adriatico e una relativa indipendenza veneziana da Bisanzio, comunque controllata da un tacito accordo di fedeltà. Ancor oggi, a distanza di dieci secoli, per commemorare la vittoria sui Dalmati, ogni anno Venezia celebra la suggestiva cerimonia dello “Sposalizio col mare” .

Sotto il dogato di Pietro II si era fatto largo l’idea di rifiutare l’adesione agli schemi rigidi della società feudale, che divideva i sudditi in maniera molto grossolana tra chi pregava, chi lavorava o chi combatteva. A Venezia, e forse per la prima volta in Europa, si cominciò a osteggiare il concetto per cui la dignità di un aristocratico si potesse misurare solo in base al blasone e alla proprietà fondiaria, riuscendo a dare invece una valenza nobile, e perciò non più negativa, all’utilizzo e al maneggio del denaro, rafforzando così la già potente classe mercantile veneziana .

In politica estera si dovette contrastare l’attività di navi corsare dalmate nell’Adriatico e, su richiesta di Bisanzio, la presenza saracena nell’Italia meridionale; situazioni che rendevano insicuro il commercio verso l’oriente, fonte di ricchezza e, soprattutto a seguito dell’editto della Bolla d’Oro di particolari privilegi per i commercianti veneziani.


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