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Tra il XIII e il XIV secolo si andò trasformando l’assetto politico veneziano. Nel 1297 venne votata una legge che prevedeva l’accesso al Gran Consiglio solo ai discendenti maschi delle famiglie che ne facevano già parte, precludendo l’accesso a uomini e famiglie nuove. Nel 1315, a tale scopo, venne istituito un registro della nobiltà veneziana, il cosiddetto Libro d’Oro , nel quale venivano iscritti tutti i diciottenni appartenenti alle antiche famiglie.
La Repubblica di Venezia prese così la forma, sotto le spoglie di una oligarchia allargata, di una sorta di repubblica nobiliare mercantile, perché i rappresentanti della sua nobiltà erano quasi tutti armatori o commercianti, la maggior parte dei quali borghesi. Le azioni di protesta degli oppositori a questa prevaricazione, alcune delle quali sfociate nel sangue come la drammatica ribellione guidata da Querini e Tiepolo nel 1310, determinarono la nascita di un tribunale speciale, il Consiglio dei Dieci, che dal 1335 diventò un organo dello stato permanente e decisionale, a tal punto che nel 1355 arrivò a decretare la condanna a morte di un doge, Marino Falier , accusato di voler tentare di rovesciare il regime Repubblicano per istituire una Signoria personale. Furono decenni non facili per Venezia: alle rivolte finite nel sangue e ai tentati rovesciamenti di potere, nell’anno 1348, la città venne colpita dal violento terremoto del 25 gennaio, seguito in marzo da una terribile pestilenza che provocò la morte di almeno 3/5 dei 100.000 veneziani.
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